mercoledì 14 maggio 2008

Acqua Storta di L. R. Carrino


Acqua Storta non colpisce per il suo innesto brutale in una delle realtà più tragiche del territorio italiano. Non colpisce neppure per la sua natura di remake in chiave camorristica di Brokeback Mountain. Acqua Storta colpisce perché non si fa capire.

Nel breve romanzo di L.R. Carrino tutto sembra fatto per tenere all’oscuro il lettore dalla realtà dei fatti: muore gente di cui non si era mai sentito parlare, si confabula al telefono qualcosa che non verrà mai rivelato, ci si muove come marionette nel più tragico dei teatrini. Ed è proprio così che appaiono Giovanni e Salvatore, i due protagonisti della vicenda. Ci viene fatto credere che sono indipendenti, liberi dalle leggi marziali di un organizzazione criminale che nulla perdona e a cui nulla sfugge, e invece, ancora una volta, la realtà sarà più dura di noi.

Non è un caso che molte parti del romanzo siano scritte proprio in napoletano, che si facciano riferimenti (a posti, persone,..) assolutamente incomprensibili a chiunque non venga dalla città partenopea. Se avessi un amico originario del capoluogo Campano mi piacerebbe chiedergli a che pagina le cose hanno incominciato ad apparirgli chiare. Forse a metà, magari direttamente dal primo capitolo. Mentre per me, nato e cresciuto nella ricca provincia Bergamasca, i fatti hanno rivelato la loro fisionomia solo nelle ultime due/tre pagine.

Probabilmente il romanzo mi sarebbe apparso meno misterioso e incomprensibile, probabilmente meno bello. E invece così non fa altro che farmi sentire più inerte. Semplicemente più piccolo.


Acqua Storta
di L.R. Carrino

Pag. 128 - Euro 10,00

Edizioni Meridiano Zero

ISBN 978-88-8237-159-3


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