martedì 10 giugno 2008

Nuovo horror a fumetti: Giada e il ritorno di Satana.


A ogni uscita come autore completo Maurizio Rosenzweig non fa che confermare il suo status contradditorio e sfuggente, come ne abbiamo avuto prova sia su John Doe numero 60 che su questo primo speciale dedicato al neonato Giada.

Stilisticamente e concettualmente la poetica del nostro potrebbe essere paragonata a un bigino della rivista inglese 2000 AD imbevuto nell’acido lisergico, senza fantascienza ma con un surplus di follia visionaria a coprirne i buchi. Un amore sconfinato per la cultura pop e per l’assurdo che ne glorifica ogni giorno la valenza plastica ed evanescente, la capacità di unire Andy Warhol e le fanzine fotocopiate. Il fumetto ricondotto alla sua origine caustica e sgradevole, un ammasso di poltiglia informe nel retro di qualche supermercato piuttosto che un patinato espositore nella vetrina in centro. Con la medesima furia iconoclasta con cui le provocazioni politiche e i continui riferimenti di 2000 AD a una sorta di mitologia moderna si rapportano all’ennesimo megaevento targato Marvel (piuttosto che DC), Maurizio racchiude in una manciata di paginette il cliché del metallaro anni ’80, Sponge Bob, Satana, sangue a fiumi e frivolezze adolescenziali. Il tratto del nostro è l’estensione perfetta del suo immaginario, stipando le tavole fino a renderle quasi incomprensibili, alternando tratti, stili e umori con una potenza e una foga da bomba termonucleare. E in questo l’autore della scuderia Arcadia pare essere irraggiungibile dal resto dei fumettari d’Italia.

Peccato che a un simile tour de force iconografico venga affiancata una sceneggiatura che paga troppo spesso le sue ingenuità (proprio come nel numero di John Doe curato dal Nostro). Ritrovare Satana assorto nella visione di uno show della nostra spugna di mare preferita è un momento meraviglioso, sospeso tra kitsch e camp, un picco di genialità che va a stridere con un monologo secolarizzante che, in tutta onestà, abbiamo già sentito troppe volte (non che abbia qualcosa contro chi vuole secolarizzare quel cancro chiamato religione). E fa ancora più male pensare che a un simile scivolone si affianchi un intuizione brillante come quella di lasciare (solo un apparenza) sullo sfondo la vera protagonista della vicenda. Peccati veniali che non riescono comunque ad affondare l’insieme, meritevole d’attenzione da parte di chiunque ami il fumetto trasversale (genere/autore, alto/basso).

Come al solito un plauso enorme alle Edizioni Arcadia per la cura e la passione riposti in ognuno dei suoi prodotti.




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