martedì 23 settembre 2008

[oldiest but goldiest] Vigilante di William Lustig (1982)

Se esiste un film simbolo del cortocircuito di significati dietro al meta cinema questo è Vigilante di William Lustig. Un film definito dallo stesso regista come controparte americana della controparte europea dei vigilante movies statunitensi. Un gioco al rialzo capace di spostare il cinismo iconoclasta e velato d’umorismo di Michael Winner verso la brutalità di un Castellari, fino al genere puro e privo di sovrastrutture del cineasta di New York. Una ricorsa allo spettatore che parte da Brian Garfield, passa per i massacri del Grande Racket e si satura nel sorriso beffardo di Fred Williamson. La dimostrazione di come lo spietato meccanismo dietro al mercato cinematografico apparentemente meno autoriale possa generare un intero sistema di riferimenti, capace a sua volta di auto alimentarsi e di dare il via a una fetta d’immaginario collettivo fondamentale per tutti gli amanti di certo cinema ruvido e violento.



Lustig non può vantare tra i suoi pregi la maestria tecnica degli artigiani italici ma può sfruttare una capacità di osservazione dei meccanismi di genere spiccata e intelligente, che non per nulla lo porterà al serial killer movie definitivo Maniac (1980). Alla stessa maniera Vigilante rispetta tutte le tappe obbligatorie per la via della giustizia privata, svuotandole di ogni profondità o aspetto equivoco. Così i delicati meccanismi interiori del Cittadino si Ribella lasciano spazio a monologhi sulla pulizia morale delle città ben poco propensi alla riflessione interiore. Una partitura musicale sospesa tra melodramma e action urbano accompagna lo spettatore tra fucilate (violentissime) e scazzottate (invero piuttosto fiacche), fino alla fine degli 88 minuti di pellicola. Che, aiutata anche dal minutaggio perfetto, non annoia mai.



Cinema fatto di cinema, che si esprime al meglio nel montaggio serrato in concomitanza dei picchi più drammatici. Genere muscoloso e deliziosamente fine a se stesso, come se ne faceva quando non ci si doveva far grossi rivalutando quello che non ha certo bisogno di tale trattamento.





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