lunedì 17 novembre 2008

Daredevil: Battlin' Jack Murdock di Carmine di Giandomenico (Panini/2008).




Come si può riscrivere una storia di cui si sa già tutto? Come si può competere con autentici giganti del fumetto statunitense sul loro campo da gioco? Come ci si prende la responsabilità di essere il primo autore italiano a scrivere e disegnare una miniserie Marvel? Chiedetelo a Carmine di Giandomenico, enorme (e troppo spesso dimenticato) talento del fumetto nostrano.



Battlin’ Jack Murdock riesce a raccontare di super eroi senza mostrare un costume, di melodramma senza sfociare nel patetico, di grandi uomini senza nessun tipo di retorica. Dilatando per tutta la lunghezza del volume l’ultimo combattimento di Jack Murdock, padre del ben più noto Matt, di Giandomenico getta lo scheletro su cui una ragnatela di flashback dipingerà la parabola di un uomo con cui la vita è stata troppo arida. Portando una profondità tutta europea in un contesto fin troppo US, e rafforzando il tutto con un cinismo strisciante legato a doppio filo con la sua italianità, l’autore ci accompagna verso un finale che stupisce per come la gestione dei personaggi non permetta a sentimenti fortissimi di trascinare il pathos della vicenda in territori da soap opera.



Di Giandomenico toglie l’infallibile eroe dal centro del fumetto, dimentica effetti speciali e pornografia muscolare, per rimetterci un uomo che non riesce a muoversi senza sbagliare. Jack e il ricco cast di comprimari riempiono ogni vignetta di ogni tavola, nella gran parte dei casi ne travalicano i limiti limitandosi a mostrarci figure tagliate, particolari o sguardi. Troppo veri per essere contenuti in quattro linee tracciate su di un foglio di carta. Il tratto di Carmine è particolareggiato, vigoroso ma adatto a tratteggiare emozioni sui volti di un microcosmo fatto di soprusi e voglia di rivalsa, perfetto per una storia che richiede fisicità più che voli pindarici.



La potenza metaforica dell’incontro di boxe, un uomo contro un altro uomo, solo fiumi di sangue e sudore tra di loro, amplifica la potenza narrativa dei flashback e descrive alla perfezione l’orgoglio e la dignità di un uomo capace di porre il figlio davanti a tutto. Anche a se stesso. La vita come un ring, dove conta solo il proprio valore, dove le parole sono inutili e sono solo i fatti a contare. L’unico posto al mondo dove puoi veramente dimostrare chi sei e cosa vali. Ma anche un campo di battaglia dove molto è tacitamente ammesso, e dove non sono pochi quelli disposti a tutto pur di vincere.



Riuscendoci.

3 commenti:

Giangidoe ha detto...

Stavolta l'acquisto è stato già fatto, e devo solo affrontare la lettura.
Devil è un mio mito personale.

MA! ha detto...

Pure il mio. E' il Batman della Marvel, uno dei pochissimi supereroi classici con uno spessore.

Giangidoe ha detto...

Verissimo.
E rispetto a Batman (che comunque adoro) vive una solitudine interiore molto più verosimile.
Inoltre, ha molti meno soldi e più zone d'ombra. Il che non guasta mai.