mercoledì 8 aprile 2009

All About Women di Tsui Hark (HK/Chi/2008): deliri Pechinesi

Avete presente quando in un film si incrocia l’invenzione di regia che non ti aspetti? Quella che riaccende l’attenzione e che ti fa sperare di diventare regista solo per poterla riciclare selvaggiamente? Ecco, di solito in un film ne trovi un paio di queste intuizioni. In All About Women no, ne trovi almeno una ogni 20 secondi. Per tutti i 120 minuti di durata del film. Equamente divise tra musiche, giochi di montaggio, effetti digitali e sonori, movimenti di macchina e salti di registro improvvisi. Tutto pigiato in una sceneggiatura che vorrebbe essere da commedia romantica ma in realtà sprizza amarezza da tutti i pori. Tutto per mano del sommo Tsui Hark.



Quello che ha scoperto e prodotto John Woo dando il via al noir balistico, quello che introdotto le arti marziali nell’epoca moderna prendendo sotto la sua ala protettrice Siu Tung Ching e che le ha elevate ad avanguardia con il montaggio subliminale di The Blade. Ma anche il genio che ci ha fatto innamorare del folle fantasy di HK e che ci ha stordito con le sue storie urbane e durissime. Uno che il cinema l’ha reinventato almeno un paio di volte e che adesso si può concedere il lusso di giocarci come un pupo.



Tre protagoniste per tre tipologie di rapporti disastrosi con il genere maschile, tutto immerso in una sceneggiatura arzigogolata, complessa e dalle diramazioni imprevedibili. Tsui procede per eccesso e finisce per scottarsi (sul finale si è veramente stremati per la quantità immane di carne al fuoco) anche se il risultato riscatta ogni difetto con la sua freschezza e il suo sapersi rinnovare minuto per minuto. Anche se non si fosse interessati alla storia All About Women è un film da vedere almeno una volta, tanto per rendersi conto di quante cose si possano ancora dire se dietro alla macchina da presa c’è qualcuno capace di gestirla al meglio. Il kitsch incontra la poesia, la commedia demenziale va a sfumarsi nel romanticismo meno scontato e didascalico. La traslazione letterale (e filologicamente perfetta) di molte soluzioni tipiche di fumetti e anime in un contesto “reale” raggiunge picchi che neppure il Cutie Honey di Hideaki Anno riusciva a sfiorare, aiutandosi anche con una gestione del montaggio e della fotografia tipicamente HKonghesi. Tsui porta avanti il suo discorso femminista senza alcuna retorica, aggiungendo tre nuove storie alla sua già ricca galleria di personaggi straordinari (penso soprattutto ad Anita Mui in A Better Tomorrow 3).



All About Women è un giocattolo dalla profondità sconvolgente (perché dietro a ogni scherzo si avverte la presenza di una spiegazione seria e ragionata), una dimostrazione di inventiva e vitalità come non se ne vedeva da tempo (dove la trovate una ripresa in prospettiva di una bottiglia di birra lanciata a un concerto rock?), un film imperfetto (a cominciare dalla durata esagerata, che in origine doveva raggiungere le tre ore) ma mai scontato. Tsui rimarca la sua presenza di autore di serie A anche in un contesto leggerissimo, si riprende dal parziale scivolone di Missing e continua a ricordarci da dove viene, senza alcuna vergogna. Dopo tutto solo un personaggio come lui, uno che entra a far parte della giuria del Festival di Cannes dopo aver passato la vita ad affermare di aver sempre reputato più utili alla sua formazione i vecchi kung fu movies rispetto ai classici d’autore, poteva pensare di sincronizzare il movimento delle palpebre di due fanciulle in lotta per lo stesso uomo con il suono del caricatore di un fucile a pompa. Solo lui poteva infilare nel montato spezzoni di war movies (appositamente girati) per rendere l’idea del confronto uomo/donna. Solo lui poteva inventarsi didascalie di testo che interagiscono direttamente con gli attori. Basta per rendere l’idea?

3 commenti:

Doner ha detto...

eeeemmmmminchia

MA! ha detto...

Greg, Tsui non si discute. Non è il mio regista preferito ma è in assoluto il cineasta che rispetto di più. Basta vedersi The Blade per capire il perchè.

Doner ha detto...

ah, ma non ho nulla da obbiettare!

era soltanto commosso dalla recensione