mercoledì 20 maggio 2009

Motivi per cui la carta stampata non morirà mai: File Magazine

Mentre i grandi continuano a piangersi addosso dal basso qualcosa si muove. Si parla di crisi dell’editoria, di Internet come freddo esecutore di ogni tipo di medium, di avanzata del grande nulla gratuito. E allora perché non offrire qualcosa che abbia valori impossibili da clonare e diffondere attraverso muletti e torrenti? Prendiamo per esempio questo File Magazine, nuovo progetto made in London da parte del milanese Fabio Sebastianelli (già dietro Specialten Magazine).



56 pagine formato tabloid, stampate su carta da giornale e racchiuse in una copertina dalla grammatura più che considerevole (immaginatevi un quotidiano con la copertina rigida). Layout e scelta delle immagini tra il minimal e il magazine d’arte, battendo una strada già aperta dal mitico Acne Paper svedese (pubblicazione di culto, edita dall’omonimo brand). All’interno ci trovi un dvd (con più di due ore tra corti, video musicali e interviste) e una stampa a tiratura limitata, ospitata in un’elegante tasca, disegnata in esclusiva da Geoff McFetridge. Direi che per poco più di 10 euro non è affatto male, considerando la bassa tiratura e la ricercatezza degli argomenti trattati.



Perché anche come contenuti siamo anni luce da quello che ci si ritroverebbe a scaricare dopo una pigra navigazione sulla rete: a parte un pugno di stoccate tra l’arty e la fuffa legalizzata (ma che vi faranno impazzire se vi piace l'elettro pop dal sapore vintage, genere che io detesto), la qualità dei contributi è indiscutibile. Con impennate quando il tema si fa struggente. Così è impossibile non commuoversi mentre sullo schermo passano le storie (vere) di Jim Lee, barbone senza identità, o del più grande collezionista di dischi a livello mondiale. Condannato a morire per una malattia troppo costosa per le sue tasche e costretto a cedere, vanamente visto che nessuno pare interessato, il suo archivio (valore stimato: oltre i 50.000.000 di dollari) per meno di tre milioni. Senza dimenticare le storie puramente di fiction, come l’amara favola provinciale September o la dolcezza delle note dei Cinematic Orchestra (Ninja Tune Records). Interessantissimo anche il dietro le quinte dell’artwork per il nuovo album di Flying Lotus (Warp Record, mica pizza e fichi).



Sentite puzza di snob lontano un chilometro? Molto facile, ma il punto non è quello.



Il punctum di questo articolo sono una serie di domande che mi assillano ogni volta entro in contatto con una pubblicazione come questa. Perché se prendo una delle qualsiasi proposte editoriali delle case editrici “major” tutte queste cose fighe me le posso sognare? Perché il packaging di un prodotto è considerato ancora un fattore di secondo piano? Perché il layout sembra puntare sempre alla quantità? Perché il medium non diventa parte del messaggio in senso positivo? Perché devo sempre trovare tutto diviso in alto/basso, genere/autore, monnezza/arte? Perché la multimedialità (anche di contenuti) non è mai presa in considerazione?



Perché a queste cose ci arrivo io e non gente pagata per farlo?

3 commenti:

Officina Infernale ha detto...

perche' nelle major ci lavora gente che non gliene frega un cazzo, stanno la per lo stipendio, magari hanno pure vincoli editoriali tipo mantenere i costi bassi e quindi zero sperimentazione, si usa la via piu' sicura, poca spesa massimo guadagno a discapito della creativita' e della qualita', perche' in xl che dovrebbe essere un magazine "alternativo" si parla sempre di vasco, beatles, ligabue e rollingstones? purtroppo la qualita' sta sempre nelle cose non di massa,,,

rae ha detto...

interessante.
dove si compra? ho una sorella a londra, me lo faccio comprare da lei.

MA! ha detto...

@Moz: un giorno mi insegnerai l'antica arte della diplomazia.

@Rae: io me lo sono preso online, direttamente dal loro sito (http://www.file-magazine.com/).