martedì 24 novembre 2009

Emigre No. 70: la fine dell'inizio

Direttamente dal volume:



"In an underground you don't have the notion of success or failure, you just have the notion of making something. And that's what saves you. It's not how professional it looks. It's because you are doing what you are doing because you belive in it".



"Vignelli, a design institution, has made up his mind and minces no words: Emigre is a national calamity. An aberration of culture".



"The USPS observes that it's an awfully strange creation to be called a magazine. I'm flattered by the compliment".



Emigre nasce nel garage di un giovane designer a metà degli anni '80. E' la prima rivista della storia a dedicare pagine e pagine a saggi su come un'impaginazione possa suggerire idee politiche. Ci trovi analisi critiche sull'arte di disegnare font,
lunghissime interviste ai designer più d'avanguardia. Emigre cambia logo, layout e font a ogni uscita. Allega cd e dvd a titolo gratuito, fa di tutto per non piacere ai suoi stessi lettori. Poi li riconquista dedicandogli un intero numero, costituito unicamente da foto di tutte le pubblicazioni indipendenti ricevute in redazione. Rimescola le carte in tavola come nessuno aveva ancora fatto. Per 63 numeri (su 70 totali) viene finanziata con la vendita di font sviluppati dagli stessi Rudy Vanderlans e da sua moglie. Poi il declino e la chiusura per fallimento. Dopo 20 anni passati a fare da spina nel fianco ai cosidetti professionisti di settore.



A distanza di 4 anni dalla chiusura la grande Gingko Press da finalmente alle stampe il numero 70. Un tomo di 512 pagine battezzato The Look Back Issue, contenente intere sezioni di tutti i 69 precedenti. Porzioni riportate rispettando maniacalmente impaginazione e scelta dei caratteri. Una maratona nella comunicazione degli ultimi 25 anni.



Ora stiamo tutti a sbrodolare su questa nuova uscita. Sulla sua copertina rigida, sul cd allegato, sul minilibricino nascosto in una tasca interna (dove troviamo una selezione delle migliori lettere indirizzate al fondatore). Ma all'epoca Emigre era una fanzina. Troppo storta, strana e fuori dai canoni per essere considerata un vero magazine. Peccato che molti dei volumi pubblicati nel 2009 possano essere tranquillamente essere confusi con le sue uscite di metà anni '90.

2 commenti:

Unknown ha detto...

woowww ma che meraviglia!! *_* è una cosa interessantissimaaaa

The Passenger ha detto...

Comprato!