lunedì 9 novembre 2009

Nuova avanguardia: Nemico Pubblico di Michael Mann (2009)

Una storia vera, raccontata attraverso una sceneggiatura esplicitamente romanzata trasposta su grande schermo grazie a uno stile di regia fortemente debitore del linguaggio documentaristico. Con un protagonista (vero ma finito, o viceversa) che, proprio sul finale, identifica se stesso con il personaggio di un film. Ancora una volta Michael Mann trascura il contenuto per uno studio sulla forma. Dopo l’analisi del noir in Collateral, il cinema come essere in divenire di Miami Vice è il momento dello scontro finzione-realtà. Si parte dal genere per concludere nella teoria più pura, e il blockbuster finisce nuovamente per essere sabotato dall’interno. Nemico Pubblico ha grandi nomi, una durata importante (i 149 minuti pesano non poco), messa in scena certosina e la giusta dose di emozioni forti. Peccato che Mann tiri al limite il suo amore per il digitale, scegliendo di alternare le sue consuete camere ad alta definizione con altre opzioni, decisamente più casalinghe e amatoriali. A questo si devono aggiungere set bui, luci dure, soggetti troppo vicini alla camera e riprese traballanti. Paradossalmente qualsiasi uscita della generazione camera a mano (Cloverfield, Diary,..) appare più bella e professionale rispetto al nuovo esperimento del regista di Chicago. I film che dovrebbero apparire veri risultano finti (esclusa la soggettiva in prima persona) mentre Mann ribalta il paradigma. A dimostrazione di questo l’ulteriore approfondimento della sua poetica dello scontro a fuoco. Quanto iniziato in Miami Vice (dal montaggio al sonoro) viene ora elevato al quadrato, anche grazie alla traslazione nel tempo. La sparatoria centrale (con ambientazione notturna) risulta essere quasi incomprensibile, vuoi per la bassa illuminazione che per le nubi di polvere sollevate. Non c’è spazio per inquadrature spettacolari o coreografie, siamo piuttosto dalle parti del reportage di guerra. Antiestetico, privo di spettacolarizzazione, capace di prenderti allo stomaco per immersione diretta. Forse la grandezza del precedente, sottovalutatissimo, opus del regista verrà rivalutato solo ora, alla luce di una serie di elementi che in sole due sortite hanno finito per divenire parti integranti di un' inconfondibile sguardo sul cinema: le interminabili riprese sulle cromature delle auto, i personaggi che si perdono nei loro pensieri (tagliando fuori lo spettatore), i temporali in lontananza, i dialoghi che pescano in pieno dall’hard boiled. Una sorta di cool crepuscolare d’avanguardia, per quanto sia arduo immaginarselo. Difficile sentirsi pienamente soddisfatti appena usciti da una proiezione con il nome del Nostro in cartellone, le sue sono visioni destinate a crescere nelle settimane e nei mesi seguenti. Come solo i grandi riescono a fare.

9 commenti:

Doner ha detto...

ma andare al cinema con te significa che scateni una telecronaca così in diretta e poi si viene rapidi da bullseye come in quel miller-episodio di DD?

Valentino Sergi ha detto...

Visto ieri sera. Sono di opinione molto simile; Nemico Pubblico è una pellicola debole, sottotono rispetto alla perfezione visiva di Miami Vice e allo sperimentalismo di Collateral.

MA! ha detto...

Secondo me è un gran film, aspetta a formulare un giudizio. Lascialo decantare qualche giorno e vedrai che cresce. Ha dei bei difetti (la lunghezza in primis), ma è comunque una riflessione acuta e intelligente, che ha un'idea dietro (e non è una cosa scontata). E poi Mann è troppo scaltro per sbagliare. Semplicemente i suoi film sono troppo densi per essere capiti al volo. Guarda Miami Vice, al di là del lato estetico c'è tanta di quella riflessione metacinematografica da star male.

Watanabe ha detto...

Sono fresco di Film. Sono d'accordo e non, con te. Hai ragione che bisogna far passare del tempo per giudicare questo film. Miami vice venne stroncato da ogni parte e ora è rivalutato al max.

Detto questo secondo me hai preso un granchio con la sequenza dell'assalto notturno. Io credo che sia un capolavoro di messa in scena, ritmo e sopratutto scelta d'inquadrature. Il digitale è così reale e allo stesso tempo cinematografico, che ci porta letteralmente dentro il film. I colori sono vivi e non patinati.. però rimane quella sorta di epica messainscena dei film di una volta.

Michael Mann è forse il miglior regista nel panorama attuale.

L'unica cosa di cui che non mi ha convinto al 100% è Johnny Deep. Poco convincente nella prima metà del film.

MA! ha detto...

Mi sa che mi devo rileggere la recensione. Anche io la penso che sia un capolavoro di sparatoria, proprio per la sua essenza convulsa e rabbiosa. I balletti di morte del cinema di HK, le coreografie e la spettacolarizzazione sono ormai lontani. Non per nulla la paragono a un reportage di guerra. O a certo cinema di Ringo Lam. Il digitale esplicito, gli svarioni dell'illuminazione, le brutture delle riprese pù vere del vero. Mann riesce a rendere tutto questo una figata. Non riesco a capire invece dove vedi la patinatura, ma forse è colpa mia che sono abituato ai film koreani. Dove quello girato più ruvido pare una pubblcità per D&G! ;-) Comunque grandissimo Mann, ieri sera mi sono pure rivisto Miami Vice. Ed è stata una goduria.

Doner ha detto...

poltrona prenotata per questa domenica.
per colpa di MA quest'anno sarà ben la QUARTA volta che vado al cinema.
record personale

Watanabe ha detto...

No dicevo che i colori non sono patinati. Ma la messa in scena è cmq epica da filmone.

Per dirla meglio:
Quando C.Bale è nel bosco con i suoi prima dell'attacco, mi ha ricordato molto una scena analoga di L'ultimo dei Mohicani. Eppure c'è un abisso tecnologico, di propositi, e almeno 17anni.
La bravura di Mann è saper muovere la macchina da presa con precisione ed accuratezza. Non esagera con la camera a mano, la sgranatura notturna e le scene concitate.
Purtroppo invece i registi di filmcameraamano la muovono tantissimo, fanno casino e non fanno capire nulla. Ma non è così che si crea tensione e ritmo in un film.

PS: si forse ci siamo confusi,quando scrivevi
--Paradossalmente qualsiasi uscita della generazione camera a mano (Cloverfield, Diary,..) appare più bella e professionale rispetto al nuovo esperimento del regista di Chicago--
Quel appare più bella e professionale. L'avevo presa come una critica. E in parte sembrerebber esserlo.

Valentino Sergi ha detto...

Miami Vice è veramente grandioso. Di questo, a parte la sparatoria, mi resta ancora poco. Lo rivedrò comunque, almeno per dargli una seconda chance.

MA! ha detto...

@Watanabe: pensiamo la stessa identica cosa. Sull'epico hai pienamente ragione (ma quando mai Mann non ci ha fatto gonfiare il cuore?). Anche sul fatto che "pare più bella e professionale rispetto al nuovo esperimento del regista di Chicago" sia una critica hai ragione. Quello che volevo dire è che nel vari Cloverfield e compagnia varia, nonostante la camera che si muove a cazzo, la fotografia e la costruzione della scena sono sempre perfetti. Esattamente quello che non si dovrebbe fare nel caso si punti al cinema verità. Anche perchè non si capisce nulla e ci si rompe il cazzo in fretta. Mann invece mette in piedi un impianto "brutto" (quindi vero) ma che ti immerge completamente nella storia e non ti lascia perdere un particolare.
L'unica cosa che poteva fare per rendere ancora più suo il film era di far coverizzare a Chris Cornell la canzone che si sente appena appare Bale.

@ Greg: se metti in conto una durata esagerata il resto è molto molto buono (la sparatoria di cui si parla sopra è eccezionale, così come le rapine). Però non ai livelli di Miami Vice.

@Valentino: più ci penso, più cresce. Ma forse sono di parte, visto che adoro Mann (anche le produzioni, tipo quella bomba di The Kingdom).