mercoledì 9 dicembre 2009

"Tipologie di un amore fantasma" di Adriano Barone e Mauro Cao

Tipologie di un amore fantasma non è certo un fumetto facile. Ostile, pesante, stipato di roba fino a esplodere. Da questo punto di vista abbiamo un’aderenza perfetta ai temi trattati, non proprio esempi di leggerezza e disimpegno. Eppure Adriano Barone ci deve credere fino in fondo, visto che oltre a mettere il nome in copertina è pure finito per prestare le proprie sembianze al protagonista della storia. Che, tanto per rendere le cose ancora più difficili, di narrativo ha ben poco.



Siamo più dalle parti di un monologo illustrato, un flusso di coscienza che piega a proprio piacimento le regole della meta narrativa. In un mare di riferimenti (anche espliciti) Adriano finisce per parlarci del suo rapporto con l’amore, in maniera a volte spietatamente sincera a volte sottilmente compiaciuta. Come si sarà già capito, non siamo dalle parti della commedia romantica. I rapporti interpersonali vengono indagati con uno sguardo tra il metaforico e il criptico, spesso andandoci a mostrare aspetti di questi che forse era meglio non conoscere.



Attraverso una serie di strumenti ritrovabili solo nel fumetto (colorazione, character design, sovrapposizione tra didascalie e narrazione illustrata) si cerca di fare un ritratto a quello che parrebbe indescrivibile, sopratutto partendo da un linguaggio che ancora soffre di un forte complesso d’inferiorità rispetto a medium più radicati. E proprio qui sta il potenziale maggiore dell’opera: nonostante la contaminazione esplicita con altri media (dalle citazioni ai set) Tipologie procede sfruttando unicamente i mezzi propri del mondo a cui appartiene. Spesso con passaggi perfettamente riusciti, a volte in maniera un po’ farraginosa (anche se questo punto è preso di mira proprio dal narratore interno).



Se dovessi trovare un corrispettivo letterario a questo Tipologie indicherei senza dubbio Il Sopravvissuto di Antonio Scurati. Stesso pessimismo cosmico, stessa apparente impenetrabilità, stessa densità di contenuti (e di citazioni) e stessa vicinanza tra autore e protagonista. Due prove non facili, che si gongolano di questo loro aspetto. Senza valutazioni di sorta, pare di trovarsi agli antipodi di certa quotidianità minimale di scuola Coconino dove tutto sembra sempre facile e romantico (nel senso meno tragico del termine).



Più che un prodotto concluso, l’avvio di un percorso autoriale ancora tutto in divenire.

1 commento:

AngoloNero ha detto...

Ah però...
La sto leggendo e rileggendo cercando di capire come da aggettivi al limite del negativo sia potuta scaturire una recensione molto positiva. Misteri della lingua italiana :)
Complimenti a te per la recensione, che trovo aderente al lavoro di Adriano e Mauro, e a loro due per il fumetto (preso a Lucca Comics).
E, visto che ci siamo, buone Feste a tutti :)