lunedì 24 gennaio 2011

Meglio il pastiche del polpettone: Detective Dee and the Mystery of the Phantom Flame di Tsui Hark (HK/2010)




Nonostante la sua vocazione profondamente popolare Tsui Hark non è un regista proprio alla portata di tutti. Praticamente tutte le sue opere sono state funestate da produzioni indegne e dalla sua incontenibile creatività, spesso troppo esagerata per poterla trasporre su pellicola. Un artista paradossale quindi, ancora alla ricerca della sua uscita perfetta nonostante lo status di Maestro universalmente tributatogli. Per gli esperti è facile portare a esempio della sua poetica autentici capolavori alla The Blade o Peking Opera Blues. Si deve però ammettere che bisogna conoscere bene la materia per goderseli come si deve. Tsui non è un regista che si inquadra in due righe. Si prenda Hong Kong colpo su colpo, la sua seconda sortita statunitense. A dispetto di una sceneggiatura patetica, di un cast offensivo, di una produzione paragonabile a uno stupro nei confronti del suo cinema, di una stroncatura unanime e di un sonoro flop al botteghino abbiamo comunque un film che DEVE essere visto. E lo dico nel modo più serio possibile. L’uomo che scoprì John Woo e Ching Siu-tung probabilmente si accorse in tempo zero di avere tra le mani nulla più di una secchiata di letame. A differenza di quello che avrebbe fatto chiunque altro il Maestro girò a suo favore tutta questa serie di fattori sfavorevoli, ottenendo una tabula rasa su cui divertirsi come un pazzo. Tutto Knock Off è un delirio continuo, un ottovolante privo di controllo. Chiunque maneggi un minimo di tecnica cinematografica non può non rimanere a bocca aperta di fronte a una simile dimostrazione di pornografia stilistica. Se nel già citato The Blade (ma anche nel sottovalutato Seven Swords) ogni movimento di macchina e ogni taglio di montaggio hanno il loro perchè all’interno della narrazione qui siamo dalle parti dello sberleffo e dell’iperbole gratuito. Come una sorta di Crank in anticipo sui tempi. Se il film doveva essere intrattenimento a bassa concentrazione di attività neurale, allora il risultato è perfetto. Perché il cervello non fa a tempo ad accendersi che è già sballottato alla scena seguente, mentre esplosioni verdi intarsiano lo sfondo. Tsui gira il live action di un flipper e ancora una volta porta a fondo la sua filosofia: il pubblico non deve capire, deve sentire. Non importa che si tratti di uno struggente melodramma (fatto), un durissimo noir pre-handover (fatto), o di una pernacchia a Hollywood (come avete letto, fatto).



Adesso che ci si è fatti un’idea sulla complessità del personaggio si può procedere all’analisi di Detective Dee and the Mystery of the Phantom Flame. Come definirlo? Una successione folle di colpi da maestro e scivoloni da principiante. Un ritmo indiavolato e una storia noiosetta. Stralci da capolavoro e GCI da straight to video. Carisma e banalità. Tutto e il contrario di tutto. Da questo punto di vista il concetto di pastiche è reso perfettamente. Se nel pastone dobbiamo metterci tutti i generi (in Dee ci trovi il giallo storico, l’horror, il fantasy, la commedia, le arti marziali, il dramma,…) allora mettiamoci anche tutte le accezioni in cui possono comparire. Doveva essere un campione d’incassi (e magari in Cina lo è anche stato) e invece abbiamo l’ennesima dimostrazione di come l’impeto di Tsui Hark possa essere incontenibile e ingestibile. Arrivi ai titoli di coda e pensi di aver investito due ore del tuo tempo in un blockbuster privo di spessore, poi analizzi scena per scena e ti sorprendi ad ammettere che dentro ci trovi anche un sacco di roba buona. Come non ne vedevi da tempo. Seriamente, non sai cosa pensare.



Se avete una mezza idea di buttarci un occhio non ci pensate due volte, ne varrà sicuramente la pena. Siamo ad anni luce dai polpettoni storici che dalla Cina stanno annoiando ogni angolo del globo. Siamo nell’universo dell’uomo che ha inventato l’heroic bloodshed, il fantasy di HK, il wire work e ha svecchiato ogni genere popolare di estrazione cantonese. Lo stesso fenomeno che ha portato le arti marziali ad aprire il Festival del Cinema di Venezia per due volte. Qualcosa di cui ne vale la pena lo trovate sicuramente. Garantito.

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