lunedì 21 marzo 2011

Morire dal ridere: Four Lions di Christopher Morris (UK/2010)



E se la migliore commedia dell’ultimo paio d’anni fosse improntata sulle imprese di quattro kamikaze pro-jihad? E se riuscisse a essere esilarante risultando al contempo scorretta fino al midollo ma comunque empatica con il dramma del popolo islamico? Sembra impossibile, eppure Christopher Morris c’è riuscito al primo tentativo. Four Lions, esordio del regista di Bristol, riesce a parlare di un argomento scottante e terribilmente reale inanellando una serie di dialoghi che al confronto il primo Kevin Smith pare un’educanda. Un fiume ininterrotto di volgarità e insulti geniali (da seguire esclusivamente in lingua originale) per raccontarci la triste storia di Omar e della sua cricca di martiri.


La sceneggiatura gioca sporchissimo. Sfido chiunque a non innamorarsi dei personaggi nel giro di un paio di scene. Irresistibili idioti trascinati in qualcosa più grande di loro, (spoiler necessario per capire il senso del film) talmente sproporzionato rispetto alle loro spalle da portarli tutti verso una morte inutile e gratuita. Attorno a loro gravitano diverse tipologie di praticante islamico, tutte dotate di una tridimensionalità tale da scongiurare ogni rischio di macchiettizzazione o paternalismo. La lama di rasoio su cui si muove tutto il film è sottilissima. E lo è ancora di più considerando che non si fanno sconti per nessuno. Chi muore lo fa sul serio, senza gag slapstick o esagerazioni gratuite. La mancanza di tatto di un Uwe Boll qualsiasi (ricordate Postal?) non è presa neppure in considerazione, con il risultato che sui titoli di coda ci si sente un po’ tristi e malinconici. Nonostante tutto.


La verità è che Four Lions è intelligente, lucido e coraggioso. Capace di farti ridere e intenerire partendo da una situazione d’emergenza che non prova neanche a interpretare/giustificare/accusare. Al centro ci sono i cinque "leoni" in balia della Storia. E il fatto che l’unico a non dimostrare profondità narrativa (cioè sviluppo e maturazione) prima della conclusione sia un islamico convertito la dice lunga sulla volontà politica del regista. Christopher Morris dimostra che lo sberleffo e il turpiloquio sono arti delicate, per cui polso e visione d’insieme cristallina sono presupposti fondamentali. Ci si deve esporre completamente per raccontare senza esserne travolti dalla potenza implosiva. Quando non hai remore a urlare a pieni polmoni di provare simpatia verso un tuo personaggio, soprattutto se altri lo avrebbero dipinto come babau bidimensionale, allora puoi permetterti di inserire in un film sul terorismo gente che si piscia in bocca, gag su Star Wars e corvi esplosivi. Senza il rischio di passare per crasso o superficiale.


Four Lions è costruito per contrapposizioni. Va a parare dove meno te lo aspetteresti e ogni volta scopri che alla fine è meglio così. Si ride dove altri film avrebbero puntato sulla lacrima facile e ci si smuove in momenti in cui il populismo avrebbe alzato i toni. Il risultato è dirompente. Senza suggerirci tesi premasticate si finisce a riflettere sulla devastazione portata dall’integralismo e dall’ignoranza (mi riferisco a entrambi i fronti in gioco). E in più ci si gode i dialoghi meglio scritti degli ultimi anni. Da recuperare assolutamente, anche solo per godersi appieno la scena che chiude il trailer. Uno degli omaggi più sinceri e toccanti alla leggerezza d’essere che il cinema recente mi abbia regalato.




2 commenti:

bcmoustache ha detto...

Ottima recensione e ottimo film; l'ho appena visto (ovviamente in lingua originale) e ti ringrazio per la dritta!

MA! ha detto...

Grazie per i complimenti! Il film lo trovo veramente splendido. Non ho idea di come abbiano fatto a mantenere un equilibrio così precario.