venerdì 19 agosto 2011

[kick-ass movie] The Exterminator di James Glickenhaus (US/1980)



The Exterminator parte a bomba. Letteralmente. La primissima inquadratura del film è un’esplosione di napalm in cui un uomo viene lanciato a decine di metri di distanza. Un buon gancio per tenere il pubblico attaccato alle poltrone. Secondo un vecchio adagio della critica cinematografica nell’incipit di ogni lungometraggio ci dovrebbe essere la chiave per decodificare tutta l’opera. Esempio perfetto e recente di questa pratica sono i primissimi minuti del Somewhere di Sofia Coppola. Un ricco annoiato che disegna anelli con la sua Ferrari in mezzo a un sabbioso nulla. A essere malvagi si potrebbe dire che bastava quello, tanto il senso del film era tutto lì. A essere più giusti invece non si può non apprezzare il cinismo con cui la regista osserva la sua stessa opera. E qui torniamo all’avvio di The Exterminator. Prima che il titolo vada a riempire lo schermo abbiamo già tutto quello che ci occorre per capire a cosa andiamo incontro. Abbiamo un Vietnam da girone dantesco, con esplosioni, uomini in fiamme e torture orrende (tra cui una decapitazione da annali del cinema di genere). Poi la prigionia, l’amicizia virile, la fuga e la vendetta sugli aguzzini. Stacco. Tema musicale, riprese dall’alto della New York del 1980 (un posticino piuttosto ospitale) e flashforward sulla nuova vita dei nostri reduci: magazzinieri in un mercato alimentare. E si incomincia già a sentire il profumo di giustizia sommaria di un Rolling Thunder (praticamente identico nella trama ma molto superiore nell’esecuzione) piuttosto che di un Vigilante o di un Death Wish (e, perché no, di un Il Cittadino si ribella). E infatti e proprio così, con qual cosina di meno e una vagonata di brutalità in più.


Solitamente, in questo genere di film, uno degli aspetti più interessanti è il lucido sprofondare del cittadino nella follia della vendetta. In The Exterminator invece abbiamo solo pura e semplice exploitation. Proprio come si faceva intendere nell’incipit. Tanto rozzo e esplicito da concentrarsi subito sulla morte di un uomo. Senza neanche un’inquadratura di contestualizzazione (siamo pur sempre nel 1980). E così addio febbrili camminate nella notte della grande città, addio sguardi d’odio e piccoli passi nel mondo della coercizione violenta. Dopo 4 secondi dalla scoperta dell’aggressione al suo vecchi commilitone il nostro protagonista sta già imbracciando un lanciafiamme. Ed è solo l’inizio. Poi arriveranno tritacarne giganteschi, coltelli elettrici, proiettili farciti di mercurio, l’eutanasia allo sfortunato amico rimasto paralizzato in seguito allo scontro con una gang,… Dall’altra parte invece abbiamo ciccioni seviziatori, mafiosi, politici attaccati alla poltrona e forze dell’ordine con le mani legate. Insomma, tutto il repertorio tipico di questo tipo di cinema.


Per tornare agli esempi già fatti, in The Exterminator non esiste un crescendo che porti all’epica scena della spedizione punitiva di un Rolling Thunder. E neppure la sottile ironia cinefila di un Vigilante (che, ricordo, è un omaggio di Lustig ai Vigilante-movie italiani nati per saccheggiare la moda di Charles Bronson). The Exterminator ha senso di esistere solo nelle sparatorie e nelle torture, nelle tette sfregiate con un saldatore e nelle macchiette italo-americane. Nei tagli di montaggio della delicatezza di uno schiacciasassi e nell’evidente esaurimento del budget prima della fine delle riprese (confrontate l’incipit con altri passaggi del film). Non penso che al regista James Glickenhaus sia mai interessato di fare l’artista (e infatti oggi fa il broker) quanto di dare al suo pubblico (pagante) quanto cercava. Exploitation, cristallina come un film che inizia con un morto.

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