martedì 10 luglio 2012

Troma, AIDS, cinema reaganiano e distribuzione gratuita



Come ben saprete la Troma, da circa due mesi a questa parte, ha caricato tutto il suo catalogo su YouTube. A titolo completamente gratuito. Eviterò le filippiche su quanto sia al passo coi tempi una mossa simile e quanto strida con le disastrose meccaniche da major tradizionale, sempre impegnate a trovare nuovi metodi per alzare i biglietti (3d?). Eviterò di dire come questa strategia non venga da un’azienda über-cool, ma da una casa cinematografica che tutti amano considerare il punto più basso dell’industria moderna (e invece al multisala in pieno hinterland chissà che perle passano). Eviterò di fare tremila esempi su come questo sia il futuro (la TopCow che si prepara a distribuire i suoi fumetti gratuitamente, la console Ouya destinata unicamente ai videogiochi gratuiti e hackerabili, intere scene musicali che esplodono grazie al download gratuito e autorizzato dei dischi, il fatto che se ci si sforza altre fonti di reddito le si trova – endorsement, servizi deluxe, donazioni spontanee,…). Non tirerò neanche fuori, per l’ennesima volta, come a budget limitati corrisponda una libertà altrimenti impensabile (esempi famosi: il Maestro Seijun Suzuki che da vivo si faceva passare apposta come regista di serie Z per non dover subire il taglio censorio degli studios – questa cosa la faceva anche Samuel Fuller, tra le altre cose. Oppure, caso più recente, la battaglia finale della seconda serie di Trono di Spade. Che sarà girata con trenta comparse, ma al posto di un nano e di un elfo che fanno i brillanti ha un gigante sfigurato che se ne esce con un battuta come “Stuprerò il cadavere di chi morirà con la lama pulita”. Trovate le differenze). Quello che non posso realmente trattenermi da urlare a squarcia gola è: non avete più scuse. Che la Troma abbia prodotto un sacco di robaccia è indubbio, ma è altrettanto doveroso ricordarsi dei suoi capolavori. Che ora potere recuperare senza problemi (se non sapete di cosa si stia parlando partite da Terror Firmer, uno dei massimi esempi di post-modernismo. Forse perché sensato e non totalmente in balia del funservice citazionista).


Io, personalmente, mi sono preso l’occasione per vedermi – dopo anni di rinvii – il mitico Troma’s War. Il film più costoso della casa di Toxie (17.000.000 di dollari, una roba impensabile) e quello che a oggi ha incassato meno. Nonostante tutti ne parlino benissimo. Ora ho capito il perché. TW è una categoria estetica a parte, nata e morta con lui. Prende il via come spoof degli action reaganiani anni ’80 (come se non fossero già abbastanza ridicoli di loro) e si trasforma in una satira spietata a tutta una certa politica estera statunitense dell’epoca. E per spietata intendo proprio sgradevole, priva di tatto. Un bigino su come colpire duro che dovrebbe essere somministrato, rigorosamente tramite metodo Ludovico Van, a un sacco di gente della nostra penisola. Quelli ancora convinti che satira e piacioneria possano stare nella stessa frase (che è un po’ il motivo principale per cui negli Stati Uniti hanno George Carlin e noi Zelig). Un personaggio chiamato Señor Sida (Signor AIDS in italiano), che ha come scopo ultimo quello di diffondere la terribile malattia negli US tramite stupri e agenti dormienti, non fa ridere per un cazzo. Ancora di meno se il soggetto in questione si aggira nella giungla vestito da gaga di Capri mentre la faccia gli va in pezzi per via delle piaghe. Tutto nel 1988, quando parlare di questa sindrome era ancora un tabù sospeso tra negazionismo e visioni catastrofiche. 


Lloyd Kaufman all’epoca si prese il lusso di prendere un soggetto così difficile e di inserirlo in un contesto chiaramente parodico. Troma’s War parla di un gruppo di sopravvissuti  a un disastro aereo caduti nelle mani di un manipolo di terroristi. Come vogliono i cliché di un certo cinema muscolare le vittime si trasformeranno in perfette macchine di morte nel giro di venti minuti, con tanto di insistenti tappeti di percussioni sintetiche di sottofondo. Completa l’opera un bodycount esorbitante, dove - per una volta nella storia della Troma - le morti non sfociano nel grottesco ma si mantengono su un realismo abbastanza drammatico (e comunque sono talmente reiterate da dare quasi fastidio, in un raffinatissimo gioco di esagerazione sospeso tra nausea e risata sguaiata). E noi siamo sempre più confusi se essere divertiti o meno.


Troma’s War è un’opera di pura avanguardia. Fermarsi al fatto che sia sgangherata e interpretata da cani sarebbe ingiusto. La ricerca di nuove categorie estetiche è un campo che in molti non prendono neppure in considerazione, eppure ha un peso culturale enorme (si pensi a quando hanno dato gli studi sul camp, anche a livello sociale). E poi, dopo tonnellate di visioni ammiccanti, vedersi un film che fa di tutto per non piacere, scontentando in ogni modo il suo spettatore, non può fare che bene.

2 commenti:

:A: ha detto...

Perdnoami se vado OT rispetto all'argomento del post, ma trovo il tuo ottimismo sul "futuro" abbastanza ingiustificato, quantomeno per chi produce contenuti.
Una console dedicata destinata unicamente ai videogiochi gratuiti e hackerabili farà i soldi di chi produce la console e non di chi produce i videogiochi.
Come il boom degli ebook sta arricchendo solo i produttori di device, ma guarda caso, che strano, NON sta arricchendo chi produce i libri su cui quei device si leggono.
Il paragone con la musica non regge: se la musica ha un aspetto performativo (il live), altri media come libri, fumetti, cinema non hanno questa caratteristica, e sono destinati a diventare hobby più che attività professionali. Sai che adoro il DIY, ma purtroppo, come abbiamo imparato dal punk "tutti possono farlo da soli, ma spesso viene fuori una cagata", e soprattutto certe arti necessitano di un valore produttivo alto. Film come quelli di Kubrick (non il mio regista preferito, ma per fare un esempio) avevano bisogno di un certo apparato produttivo dietro. E col DIY non arrivi a quei livelli.
Per non parlare del concetto di "donazione", che ha senso ed è pratica diffusa negli USA, ma in Europa (e soprattutto in questa triste periferia dell'ex impero che è l'Italia) no.
E di Edizioni Deluxe non ci campi.

MA! ha detto...

Guarda che i soldi in un modo o nell'altro li devi sempre mettere, questo è indubbio. Bisogna però vedere come metterli. Se in un videogioco faccio indossare al protagonista un capo di qualche brand io mi faccio pagare da quel brand. Oppure posso fornire il gioco in versione basica gratis e con gli extra a pagamento. Le soluzioni sono infinite. Logico che dopo anni di mercato diretto è difficile immaginare soluzioni. Nessuno avrebbe mai immaginato che Kickstarter funzionasse e invece...
E poi tieni conto che adesso come adesso fruiamo comunque tutti di un sacco di roba senza pagarla, anche se con metodi non propriamente legali. Tutti si scaricano aggratiss le singole uscite dei comics, poi però si comprano il tpb. Se ne vale la pena...