giovedì 2 agosto 2012

[Pyunologia pt.10] Nemesis 2: Nebula di Albert Pyun (US/1995)



Come dissi in fase di recensione il primo film della serie Nemesis era un concentrato di tutto quello che poteva offrire una videoteca all’inizio degli anni ’90. Una bella cover evocativa, con tanto di logo a effetto metallizzato, una trama che sembrava raccogliere tutti gli spunti più gustosi del cinema fantascientifico del lustro precedente, un sacco di azione frenetica e sgangherata. Per quanto ci si possa sforzare di addossare la responsabilità della nostra formazione ai soliti quattro titoli passati alla storia la dura verità viene sempre a galla: spesso e volentieri fu proprio il martello dei prodotti derivativi - come quelli firmati da Pyun - a radicare in noi certe ossessioni. La visione di intere pareti coperte di VHS, piccoli scrigni carichi di aspettative e immaginari da scoperchiare, rimane per il sottoscritto una delle spinte più potenti verso quello che sarebbe arrivato negli anni successivi (e continua, seppur in maniera molto più controllata, anche oggi). Questo senza voler passare per nostalgici a tutti i costi (troppo tardi).

Nonostante tutti i suoi limiti il primo film di questa serie meriterebbe una visione da parte di chiunque abbia un minimo di interesse per il cinema di genere orientato al fantastico (arrivato prima de Il Signore degli Anelli). Con Nebula invece le cose si fanno un po’ più complesse. Quando si deve girare un sequel di un film noto per la sua presunta spettacolarità con un budget di molto inferiore a quello già risicato del primo capitolo non aspettarsi un capolavoro è lecito. Meglio puntare a un sapiente mix di trovate bizzarre e furti ai blockbuster dell’epoca.

Nemesis 2 non è altro che un Terminator ambientato nella savana africana. Con una culturista a fare le veci di John Connor e un Predator da discount a fare quelle del T-1000. Giuro.

Da parte di Pyun c’è un bel coraggio nello scegliere, solo per dare forza alla sceneggiatura, un’attrice protagonista che è all’antitesi dell’idea di femminilità. Anche l’ambientazione sub-sahariana sarebbe potuta essere una buona idea. Peccato che il tutto si limiti a qualche scena in un villaggio desolato durante la  prima mezz’ora della pellicola. Da lì in avanti il regista decide di infilare uno dietro l’altro una serie di espedienti geniali per spostare l’estetica del film su coordinate molto più sue. Leggi come: fabbriche abbandonate, gente vestita di stracci, polvere ovunque. Esatto, un post-atomico come mille altri (di cui almeno il 75% riconducibili allo stesso Pyun).

Come al solito l’assoluta povertà dei mezzi annichilisce tutto quello di buono che Albert infila nel suo lavoro. Lo stessa sceneggiatura non è affatto male. La contrapposizione tra lo scontro cinghiale/protagonista nel primo tempo  - prova necessaria per essere considerata parte della tribù dove è stata adottata quando era ancora in fasce - e quello con il terribile cybog proveniente dal futuro nel secondo – necessario per essere investita del ruolo di salvatrice dell’umanità – è ottimo. Non ci fossero i buchi di sceneggiatura dati dalla necessità di tagliare ogni snodo narrativo troppo complesso non ci sarebbe da lamentarsi troppo. Anche la figura dell’aiutante dell’eroe è gestita benissimo, con un sacco di ambiguità a dare ritmo (mi raccomando, proporzionate tutto al prodotto in questione. Charlie Kaufman non passa certo da queste parti).

Nemesis 2 è un film che sarebbe ingiusto considerare come sufficiente, eppure rappresenta l’ennesimo tassello dello scombiccherato universo Pyuniano. Fantastico se considerato nel suo insieme, incomprensibile se preso a piccole dosi.  A voi la scelta se recuperarlo o meno.

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